martedì 26 ottobre 2010

Da Terra - Un incubo chiamato Sari di Franco Ortolani (Ordinario di Geologia Federico II)

IL CASO. L’invaso in funzione a Terzigno è una cava a fossa nella quale si scaricano rifiuti non differenziati. Un’eventuale riparazione dell’impermeabilizzazione è impossibile. Così il percolato prima o poi s’infiltrerà.
ll decreto legge 90/08 ha previsto la realizzazione di due discariche per rifiuti non differenziati e selezionati equivalenti, notoriamente, ad una miscela di rifiuti solidi urbani, rifiuti industriali di vario tipo trasformando due profonde cave a fossa scavate nel sottosuolo per diverse decine di metri di profondità. Come è noto le due discariche SARI (in funzione) e Vitiello sono ubicate in aree non idonee ambientalmente in quanto Parco Nazionale, zone SIC e ZPS, vale a dire che sono inserite in un ambiente che è protetto al massimo dalle vigenti leggi nazionali ed europee. Si aggiunga che per la legge italiana è vietato realizzare discariche di rifiuti inquinanti nelle zone di vulcanismo attivo come Terzigno. Nonostante questi dati noti il Parlamento Italiano ha trasformato in legge il dl 90 condannando i cittadini italiani a pagare una multa sicura che la Comunità Europea appiopperà all’Italia, come già annunciato in primavera.

Dal punto di vista geoambientale si evidenzia che il sottosuolo delle due cave è costituito da rocce vulcaniche (lave, scorie, lapilli, sabbie, tufi) che sono permeabili e assorbono una grande percentuale dell’acqua piovana che va ad alimentare la falda sotterranea che defluisce verso mare nella zona di Torre Annunziata. è risaputo che l’impermeabilizzazione della base della discarica non può durare oltre i 10-20 anni, sottoposta al carico di varie decine di metri di rifiuti e a contatto con il percolato aggressivo.

La struttura a fossa della discarica impedisce qualsiasi intervento di manutenzione e riparazione dell’impermeabilizzazione coperta da decine di metri di rifiuti. è inevitabile, conseguentemente, che il percolato inquinante prima o poi si infiltrerà nel sottosuolo andando a raggiungere la falda diffondendosi verso mare dove si trovano varie aziende che usano le acque sotterranee. Il riempimento di una cava a fossa come quella SARI o quella di Chiaiano rappresenta un intervento il cui risultato è garantito: l’inquinamento della falda idrica. La cava SARI aveva il fondo a quota di circa 177 metri sul livello del mare ad una profondità dal piano campagna variabile da circa 60 a circa 50 m; la falda si trova a circa 150 m di profondità dalla base della discarica ed è facilmente raggiungibile dai liquidi inquinanti grazie alla permeabilità delle rocce vulcaniche.

L’accumulo di rifiuti nella cava SARI incrementerà l’inquinamento del sottosuolo e della sottostante falda aggravando la situazione di disastro ambientale tipica delle discariche ubicate in cave a fossa. Prelievi idrici autorizzati possono improvvisamente estrarre acqua inquinata usata anche per scopi irrigui di prodotti ortivi il cui consumo potrebbe influire negativamente sulla salute dei cittadini. Il pericolo all’esterno della discarica deriva da una situazione di disastro ambientale in quanto è un fenomeno con una vasta ricaduta sull’ambiente, naturale e non, che si configura come potenzialmente catastrofico.

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