giovedì 18 novembre 2010

Boscoreale, proteste e sindaco in fuga

Pubblicato il17 novembre 2010 danapolimonitor
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( foto di janos )
Alla fine il sindaco Gennaro Langella ha firmato stamattina l’ordinanza che vieta il passaggio degli autocompattatori diretti a cava Sari sul territorio di Boscoreale. Una decisione che arriva però dopo una lunga notte di scontri e tensioni tra i cittadini e l’amministrazione. Il bilancio di ieri notte include infatti un sindaco in fuga, che si rifiuta di firmare un’ordinanza alla fine di un consiglio comunale straordinario sulle discariche sul Vesuvio, all’una di notte; i cittadini che lo inseguono circondando la sua macchina per un’ora, fino all’intervento di un sufficiente numero di forze dell’ordine. Un lunotto posteriore rotto, l’arresto di un manifestante, Giovanni Paduano, che sarà processato in giornata per direttissima; molti elettori che chiedono le dimissioni del sindaco. Quello di ieri a Boscoreale era uno scenario notturno ai confini della realtà, in cui i cittadini esasperati hanno chiesto al sindaco interventi tangibili ma anche simbolici. Dopo quattro ore di discussione e un’ora di attesa per la scrittura della delibera del consiglio comunale, il risultato è una semplice mozione e non un’ordinanza; il sindaco mette tutti a tacere affermando che l’ordinanza sarebbe arrivata questa mattina, si impunta prendendo una decisione impopolare quanto anacronistica: rifiutarsi di dare spiegazioni. Ma non è più possibile rifiutarsi di motivare le proprie scelte e non rendere trasparente l’iter burocratico, come ha fatto ieri sera Gennaro Langella e come continuano a fare tutte le istituzioni politiche campane, in un momento storico in cui la cittadinanza ha – finalmente – l’urgenza di essere informata sugli interventi che riguardano vivibilità e salute.
Il consiglio comunale a Boscoreale era cominciato alle 20.35 in un’atmosfera di grande tensione. Poco prima dell’inizio era arrivata la notizia che il prefetto aveva fatto pressioni sul sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, affinché revocasse l’ordinanza emessa due giorni prima, con la quale aveva vietato lo sversamento dei rifiuti a cava Sari. La pressione da rifiuti sta crescendo infatti anche in tutti i paesi vesuviani, ma il prefetto sembra non volersi prendere la responsabilità piena – date anche le recenti inchieste su epidemie colpose – di cancellare l’ordinanza, vista come vittoria temporanea della volontà popolare, strumento di difesa utilizzabile dai cittadini che in questi giorni hanno continuato a presidiare giorno e notte l’accesso  alla discarica. «Abbiamo fermato tre autocompattatori che cercavano di sversare, dicendo di non essere a corrente del fermo», raccontano le donne alla rotonda. «Se viene annullata l’ordinanza di Terzigno, la facciamo noi stasera a Boscoreale!» dicono molti dei cittadini che affollano, come mai in precedenza, l’aula del consiglio comunale – uomini, donne, giovani, anziani e qualche bambino. Il sindaco di Boscoreale non ha il potere di interdire l’uso della discarica, che non ricade nel suo territorio; ma può vietare il passaggio degli autocompattatori. Un provvedimento che, seppure temporaneo – cioè a rischio di annullamento quasi immediato da parte del prefetto, come è già accaduto – avrebbe comunque un valore in questa guerra da combattere anche a colpi di decreti e ordinanze. I cittadini hanno soprattutto bisogno di sapere, dopo settimane di turni notturni alla rotonda, «chi sarà con noi in strada a controllare gli autocompattatori? Chi ci tutela?», come chiede al sindaco una delle mamme vulcaniche.
In apertura il sindaco propone le sue ragiorni: «L’accordo firmato con il governo ci ha permesso di ottenere due risultati. Abbiamo evitato l’apertura di cava Vitiello e abbiamo ottenuto l’accesso all’area della discarica, prima inaccessibile in quanto zona militare, per poter fare le analisi necessarie ad appurare l’inquinamento della falda. I risultati delle analisi sono stati consegnati con un esposto alla Procura di Nola. Nei prossimi giorni aspettiamo un sopralluogo dei tecnici della Protezione civile». Partono i fischi e comincia un confronto serrato che molti aspettano da settimane. Si comincia con lo scontro di dati sulla capienza complessiva della discarica. «Seicento tonnellate al giorno», dice il sindaco, e poi si corregge: «Un totale di seicentomila tonnellate». Altri dicono cifre maggiori, ma sono tutti d’accordo che le cifre previste dai piani originari non rispecchiano né la quantità né la qualità di rifiuti contenuti. «Chi ha sbagliato deve ammetterlo, chi doveva proteggerci ci ha tradito», dicono diverse voci al microfono. Il tecnico che per conto del comune di Boscoreale ha svolto le analisi sulla falda, Michele Moscariello, aggiorna i concittadini sullo stato della discarica: «Oltre al terreno vegetale stanno utilizzando anche materiale risultante dalla demolizione di costruzioni per ricoprire i rifiuti. Il biogas prodotto dai rifiuti nella discarica non riesce a essere smaltito dall’impianto, tarato per una quantità minore; e bisogna ancora studiare l’effetto che può derivare dai gas data la presenza di rifiuti non solo urbani. Il percolato non è smaltito correttamente perché manca un impianto fognario e quindi viene riversato in discarica in forma solida». Scatta l’insofferenza ai troppi dati, potenzialmente dispersivi: «Inutile impelagarsi in discussioni sulla capacità e la durata della discarica. La gente a casa non dorme più e i danni sono evidenti a tutti. I tribunali ci metteranno anni ad accertarli, ma noi siamo più avanti. Non imputiamo a Lei, sindaco, le maggiori colpe, ma dobbiamo capirci: Lei è con la gente o contro?», dice Enzo. «La situazione di invivibilità di per sé basta a determinare la chiusura della discarica; lasciamo che le analisi e i tavoli tecnici abbiano la loro vita parallela», aggiunge lo zoologo Angelo Genovese. C’è un trambusto continuo. «Non dovevi firmare!», urlano in molti al sindaco, riferendosi all’accordo con Berlusconi e Bertolaso. «Firma!», dicono altri, riferendosi all’ordinanza per vietare il transito dei compattatori. Le mamme vulcaniche sono in prima fila, con la maglietta rossa; una divisa, spiegano, riservata solo a quelle che si sono davvero impegnate giorno e notte in prima fila. Una di loro regge un cartoncino con su scritto: “Silenzio!”. E dall’altra parte, ironica: “Fate parlare il sindaco!”.
Alla fine, dopo quattro ore di interventi più o meno incisivi, in cui emerge soprattutto l’evidente insostenibilità della situazione e l’inadeguatezza dei consiglieri comunali che rappresentano una cittadinanza al contrario decisa e chiara nelle sue richieste, il sindaco Langella, incalzato da più parti, cede sulla possibilità di redigere un documento in cui dichiarare esplicitamente il sostegno all’ordinanza del sindaco di Terzigno, la volontà di chiusura della discarica Sari e l’immediata bonifica dei territori circostanti, nonché il divieto di passaggio, “a titolo cautelativo”, di compattatori carichi di rifiuti sul territorio comunale. Sembra tutto si sia concluso nel migliore dei modi. Molti si allontanano per fumare una sigaretta o prendere un caffè, e dopo un’ora il segretario legge il verbale della delibera del consiglio comunale. Tutti sono soddisfatti, ma dopo la lettura qualcuno comincia a chiedere l’ordinanza che dovrebbe seguire alla delibera, necessaria per rendere esecutive le decisioni. Langella sbotta infastidito: «Basta, l’ordinanza l’avrete domani mattina, adesso me ne vado a casa». Un consigliere dell’opposizione chiede di spiegare per lo meno se ci sono impedimenti burocratici all’emissione immediata dell’ordinanza. Ma il sindaco si alza e se ne va. Una signora di Terzigno esclama: «Caspita, questo è più tosto del nostro!», riferendosi al loro sindaco. Comincia il finimondo, Langella viene seguito e bloccato per un’ora all’interno della sua auto, di fronte all’ingresso del Comune. Le mamme e le nonne agguerrite sono in prima fila, immobili, non demordono. Qualcuno più esaltato si fa prendere la mano e rompe il lunotto posteriore della macchina. C’è chi dice che «il sindaco ha solo un brutto carattere, se il problema è che l’ufficio di segreteria a quest’ora è chiuso bastava firmare l’ordinanza stasera e poi domani mattina si faceva protocollare». Altri suggeriscono che «ha rimandato la decisione a domani perché chissà stasera a chi deve chiedere il permesso, a Silvio o al prefetto?».
La macchina di Langella, scortata, riesce ad allontanarsi; una cinquantina dei trecento manifestanti rimasti si dirigono alla caserma dei carabinieri, dove sostano una mezz’ora chiedendo il rilascio dell’uomo arrestato. I vicoletti verso la caserma di Boscoreale sono stretti, le strade alternano scie d’acqua piovana a sacchetti di immondizia, i blindati della polizia, che sembra stiano scortando i manifestanti, fanno una gran fatica a passare e schiacciano come un rullo compressore l’immondizia.
A Boscoreale, come aTerzigno, regna un’aria di generale abbandono. «Molti negozi stanno chiudendo, la gente si trasferisce ad abitare altrove», spiega una signora alla rotonda Panoramica. C’è chi dice che anche i ristoranti su via Panoramica da mesi non paghino più il pizzo alla camorra di Torre Annunziata, perché è conclamata la mancanza di clienti. Strutture enormi, kitsch e barocche come parchi giochi, sono chiuse a luci spente oppure aperte ma inesorabilmente vuote. La puzza resiste e si fa più insistente la sera, «a causa dell’abbassamento della pressione atmosferica», spiega il chimico Moscariello. Nonostante tutto però la rotonda rimane presidiata giorno e notte, i camion che provano a passare vengono fermati per ora ancora con l’ordinanza di Auricchio; i turni sono serrati, la solidarietà è massima tra le famiglie che si alternano tra la piazza e la cura dei figli e delle case. Alla fine del consiglio c’è chi scatta a dare il cambio: un’altra notte alla rotonda davanti al fuoco, o sotto ai gazebi nuovi comprati stavolta direttamente dal comitato, per sostituire quelli prestati in precedenza dal sindaco e dalla Protezione civile, il cui affitto era risultato troppo caro. (viola sarnelli/emma ferulano)

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