venerdì 26 novembre 2010

Lo Uttaro: Tutti sapevano ma sono finiti in "Cava sari" nel parco nazionale del vesuvio

 I carabinieri del Noe chiudono «Lo Uttaro»:scoperte scorie cancerogene

SX ha ripreso un articolo di 3 anni fa del Corriere del Mezzogiorno, si parlava del sequestro e chiusura della discarica di Lo Uttaro (CE), il famoso "panettone" che la Regione Campania nei mesi di Luglio/Agosto 2010 ha deciso che doveva essere "ospitato" nella Cava Ex Sari di Terzigno:

CASERTA — Era stata riaperta ad aprile per accogliere «rifiuti urbani non pericolosi». Ma dalle indagini eseguite dal Noe è emerso che in questi sette mesi a Lo Uttaro si è verificato un vero e proprio «conferimento sistematico di rifiuti pericolosi ». Con una tale concentrazione di carbonio organico e di altre sostanze nocive (fluoruri, ferro, manganese, composti alifatici clorurati e alogenati cancerogeni) che gli scarti provenienti dal Cdr di Santa Maria Capua Vetere e dal sito di trasferenza di Parco Saurino in realtà «non sarebbero stati accettabili neppure in discariche per rifiuti pericolosi, senza essere previamente trattati in un impianto idoneo». È la motivazione con la quale il gip Raffaele Piccirillo, accogliendo la richiesta del pm Silvio Marco Guarriello, ha disposto il sequestro della discarica di Caserta città, uno dei due soli siti di conferimento finale attivi in regione. Le ipotesi di reato vanno dal disastro ambientale, alla attività di gestione non autorizzata di discarica, alla attività organizzata per la gestione abusiva di rifiuti pericolosi, alla frode in esecuzione dei lavori, al falso ideologico ed alla omissione di atti di ufficio. Dodici gli indagati: Antonio Limatola (direttore dell'Acsa Ce3); Pasquale Moschella (responsabile del cdr di Santa Maria); il vice prefetto Emilia Tarantino (nella qualità di commissario del consorzio di smaltimento Ce 4); Claudio De Biasio) Paola Pignalosa e Manuela Totaro (struttura commissariale); i funzionari dell'Arpac Francesco Del Piano e Vincenzo Musto; Alfonso Pirone (dirigente settore Ambiente della Provincia); Aniello Mastropietro (titolare della vecchia discarica); Giovanni Giannini e Giuseppe D'Inverno (rispettivamente, titolare dell'azienda appaltatrice per i lavori di realizzazione ed adeguamento della discarica, e subappaltatore). Le indagini del pm Guarriello hanno portato non solo ad accertare «il sistematico conferimento di rifiuti pericolosi», ma anche la sostanziale inosservanza del piano di sorveglianza e controllo predisposto dall'Acsa-Ce 3, che avrebbe dovuto indurre ad «interrompere i conferimenti per individuare le cause di inquinamento ed eliminarle ». Ma c'è di più. Uno studio condotto da funzionari dell'Amministrazione provinciale e della struttura commissariale, aveva affermato che «la ex cava si presentava libera dai rifiuti, munita di impermeabilizzazione su tutto l'invaso e dotata di una capacità ricettiva di 400 mila metri cubi. Invece, come risulta dagli accertamenti catastali del Noe, l'area «coincideva, ameno parzialmente con quella che aveva formato oggetto della gestione abusiva e delle contaminazioni prodotte dalla gestione Mastropietro». Perché - ha scoperto Guarriello - costui aveva surrettiziamente accorpato alla particella iniziale altri terreni, mai autorizzati a discarica dalle autorità competenti. Risultato sversamento di sostanze tossiche per 1,9 milioni di mc: cioè, 4 volte e mezzo il volume assentito originariamente». Scavi fino a 32 metri con inquinamento della falda acquifera. Soddisfatto dal sequestro l'avvocato Luigi Adinolfi, portavoce del comitato antidiscarica ed autore dell'esposto in Procura: «Da mesi - dice - segnalavamo l'inopportunità della scelta della struttura commissariale. C'è voluto l'intervento dei giudici per mettere al riparo la salute dei cittadini. Vuol dire che qualcosa non funziona».Chiude la discarica di Lo Uttaro. A mettere i sigilli sono stati poche ore fa i carabinieri del Noe che hanno bloccato le attività della discarica, su disposizione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha visto accolte le sue richieste dal gip. Dodici gli indagati.
Pietro Falco
Giorgio Santamaria

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perdonatemi ma ritegno sia necessario correggere quanto avete riportato nel titolo e nell'introduzione di questo post afinchè non vi facciate fuorviare dalla dichiarazioni di Fortini. Il cosiddetto Panettone di Lo Uttaro non è la discarica di Lo Uttaro. Si tratta di due cose assolutamente differenti. Entrambe si trovano in zona Lo Uttaro del Comune di Caserta (da cui il nome appunto). L'uno (il Panettone) era un sito di stoccaggio di rifiuti solidi urbani (poco più di 20.000 tonnellate) depositati in quell'area nel 2005 e provenienti dalla raccolta dei rifiuti effettuata nella città di Napoli per consentire, in occasione di una delle tante emergenza nell'emergenza, lo svolgimento della Notte Bianca di quell'anno (altrimenti non autorizzabile per motivi igienico sanitari connessi alla presenza di tale quantitativo di rifiuti per le strade del capoluogo partenopeo). La discarica invece (ospitata nella Cava Mastropietro) è stata realizzata a seguito del Protocollo d'Intesa del novembre del 2006 (a firma del Commissario Straordinario Bertolaso) ed è entrata in funzione nell'aprile 2007. La stessa discarica è stata poi chiusa nel novembre 2007 da due provvedimenti della magistratura uno civile e l'altro penale) per disastro ambientale. La discarica di Lo Uttaro contiene circa 300.000 mc di rifiuti (almeno 15 volte quelli del panettone) provenienti da tutta la regione.
I rifiuti che sono stati portati nella discarica di Terzigno sono quelli del Panettone (e non della discarica che resta tutt’oggi sotto sequestro e ancora neppure messa in sicurezza) e ammontano, secondo le dichiarazioni dell’Amministratore di Asia Daniele Fortini a 9.573 tonnellate (meno dell’1,5% della capacità complessiva della discarica di Cava Sari a Terzigno che ha una capienza di 750.000 mc). Non sono affatto più puzzolenti di quelli che normalmente finiscono in quella stessa discarica essendo abbondantemente percolati nel terreno ove erano stoccati a Lo Uttaro. Come ben sapete infatti i rifiuti che sono stati portati fino ad oggi nella Cava SARI di Terzigno non sono affatto stabilizzati in quanto anche nell’ipotesi in cui essi vengano portati, dopo la raccolta stradale, negli impianti STIR, questi ultimi non stabilizzano affatto la frazione umida contenuta nei rifiuti urbani, che vengono perciò depositati in discarica indifferenziati, e non stabilizzati (eventualmente, ma solo nell’ipotesi che passino prima negli STIR, solo tritati).
Ritengo necessaria tale precisazione onde evitare ingiuste speculazioni, sulla pelle dei cittadini, collegate alle dichiarazioni dell’AD di Asia Fortini e alla “guerra” ormai in corso tra la società da lui amministrata e la Protezione Civile.
A Lo Uttaro la discarica è ancora tutta là. E nessuno di noi si è mai sognato di chiedere che venisse portata a Terzigno. Il Panettone invece è stato portato parte nella discarica di San Tammaro e parte a Terzigno. Non abbiamo chiesto noi di portarlo a Terzigno (avremmo preferito si fosse recuperato tutto quello che era possibile recuperare) ma di certo il suo contenuto (rifiuti indifferenziati raccolti in strada) non è minimamente paragonabile a quello che è finto nella discarica (oltre ai rifiuti urbani anche rifiuti industriali pericolosi con il massimo grado di pericolosità H14) e ad ogni modo non è diverso da quello che invece è finito ordinariamente a Terzigno. Fortini ci specula su per dimostrare che la cattiva gestione della discarica e l'inquinamento delle falde non è colpa sua ma spetta a tutti noi sputtanarlo e inchiodarlo alle sue responsabilità. Senza cadere nel tranello della "guerra tra poveri". Terzigno contro lo Uttaro, Lo Uttaro contro Napoli e così via. Lorenzo Tessitore Comitato Emergenza Rifiuti Caserta