mercoledì 17 novembre 2010

Dal Gazzettino Vesuviano -Somma Vesuviana: un documento per autorizzare il corretto scarico dei rifiuti


Continuare a sversare la frazione secca nella Cava Sari, fino al completo esaurimento della stessa, e l’individuazione di ulteriori discariche per lo smaltimento di rifiuti ultimi non più differenziabili. Queste le richieste che si evincono dal documento sottoscritto e firmato, in data 16 novembre, dai Sindaci dei 18 comuni della “zona rossa”. Un plico di cinque pagine inviato via fax dalla Direzione Generale del Comune di Somma Vesuviana al Presidente della Regione Campania – On. Stefano Caldoro, al Presidente della Giunta Provinciale di Napoli – On. Luigi Cesaro ed al Prefetto UTG Napoli – Dott. Andrea Di Martino, recante come oggetto, “Emergenza Rifiuti”. La necessità di un documento ufficiale che permetta l’utilizzo della Cava Sari, nei limiti della norma, da parte dei comuni limitrofi, nasce in seguito a costatazioni di fatto ed ordinanze emesse od accordi fatti. La richiesta dei Sindaci della “zona rossa”, tuttavia non risulta campata in aria. Il 29 ottobre 2010, in piena crisi-Terzigno, i Sindaci di Somma Vesuviana, Ottaviano, Pollena Trocchia, Ercolano, San Giuseppe Ves.no, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Torre del Greco, Massa di Somma, Cercola, Pompei, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Trecase, Terzigno e Portici siglavano, con il Presidente del Consiglio, un accordo in cui veniva stabilito che i Comuni dell’area Vesuviana potevano sversare i propri rifiuti presso la Cava Sari, in quanto dichiarata a norma dai tecnici della Protezione Civile. Benchè succesive perizie dell’Arpac avessero riscontrato l’assenza di infiltrazioni di percolato nelle falde, il che confermava la tesi degli uomini di Bertolaso sul “buono stato di salute” dello sversatoio, il Sindaco di Terzigno, con un’Ordinanza datata 13 novemre 2010, procedeva con la richiesta perentoria, rivolta ai colleghi dei comuni della “zona rossa”, di immediato bloccaggio delle opere di sversamento nella stessa discarica. Richiesta in ogni caso quasi impossibile, dal momento che non esistono siti alternativi per l’accumulo dei rifiuti di questi paesi. Alle problematiche buroratiche, si andavano a sommare anche imprevisti logistici. Nelle strade dei paesi ricomparivano cumuli di immondizia, da qualche parte mai andati via, i cassonetti ricominciavano a prendere  fuoco sempre più sovente ed iniziavano anche i timori per un’imminente emergenza batteriologica. Alcuni Sindaci, infatti, giorni addietro, sono finiti sotto inchiesta proprio a causa della mancata rimozione dei rifiuti urbani da strade e spazi pubblici, il che rappresenta un pericolo per la salute dei cittadini, fattore, questo, che i Sindaci sono obbligati ad evitare, elidere e contenere. Con i Comuni colmi di immondizia, è realmente in agguato il pericolo di epidemie, e proprio per questo urgono immediati provvedimenti. Ecco, dunque, che i Sindaci optano per la stesura di un documento che metta una volta per tutte le cose in chiaro, autorizzando i Comuni a sversare in luoghi sicuri, evitando crisi d’ogni genere. Molti dei paesi della “zona rossa”, tra l’altro, portano avanti da anni progetti di raccolta differenziata che hanno prodotto ingenti risultati. L’individuazione di ulteriori discariche per i rifiuti non più differenziabili, servirebbe proprio a non interrompere una così importante opera ambientale condotta con costanza da migliaia di cittadini che, resisi conto del cagionevole stato di salute della Regione Campania, hanno iniziato loro stessi a curarne le sorti. E non vanno, per questo delusi. “Chiediamo di stabilire corsie di conferimento privilegiate e premianti” concludono il documento i Sindaci della zona rossa “stabilendo una gerarchia positiva nei confronti dei comuni ad alto tasso di copertura con differenziata rispetto ai comuni che sversano in gran parte tale e quale, che quindi vanno penalizzati.”
Giuseppe Annunziata

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