sabato 13 novembre 2010

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


Alla corte del Re di Napoli Franceschiello: “Siamo tutti figli di Franceschiello ma con l’evoluzione”

Evviva O’ rrè! Evviva O’ rrè!, così  il popolo napoletano salutava la sfilata ufficiale del Re di Napoli Francesco di Borbone. Ma dietro………… dietro il popolo napoletano lo sbeffeggiava, lo insultava e gli lanciava i “cuppitielli”. La storia di oggi si ripete, perché quando parliamo di rifiuti in Campania mi viene in mente un tratto della nostra storia passata dove il Re Franceschiello, così si faceva chiamare a titolo di vezzeggiativo dal popolo, di fronte ai problemi seri non faceva nient’altro che dichiarare tutto bene e nascondiamo al popolo la verità, facciamoci una tarantella così il popolo si distrae e non pensa. Sì perché per il popolo napoletano bastava che ci fosse sempre una festa pronta per far dimenticare, temporaneamente,  tutti i problemi e di carattere economico che sociali. Da Qui il detto “simm’ tutt’ figl’ e’ Franceschiello , non perché siamo tutti i figli delle escort dell’epoca, ma per il savoir faire di Franceschiello.
Pertanto, il popolo non sapeva niente in veste ufficiale delle problematiche presenti sul territorio (meno male che non esisteva la stampa ma solo il proclama, però le escort esistevano e in alcuni casi diventavano anche baronesse)  e, quindi, non si ribellava.
Oggi nel 2010 la storia si ripete, il Re Franceschiello è il Presidente del Consiglio, il ciambellano di corte con veste diplomatica era Bertolaso (perché dal 11/11/2010 è in pensione) le escort non mancano, solo che anziché diventare baronesse oggi diventano o deputate o soubrette. Il popolo napoletano nel frattempo si è di molto evoluto e la tarantella la balla sempre, ma avverte la puzza dell’imbroglio anche quando non esistono i proclami ufficiali, la stampa è stata inventata ed è diventata molto forte rispetto al Regno di Napoli essendo nelle mani del Presidente del Consiglio. Franceschiello avrebbe fatto tout court lo stesso. La natura soggettiva dei due personaggi pirandelliani è la stessa, in più mentre il popolo napoletano del Regno di Napoli lanciava i “cuppitielli” oggi il popolo napoletano ha imparato a scrivere e lancia articoli di giornale, chiama la stampa (anche se non viene a meno che non succedono le “mazzate”).
L’evoluzione è non solo chiamare la stampa, ma soprattutto per il popolo napoletano di provincia, da sempre considerati terroni, infatti, nel Regno di Napoli i terroni, erano i contadini che lavoravano la terra e della provincia di Caserta, Benevento, Avellino, Salerno e Napoli (quindi non sono solo i leghisti a chiamarci tali) ha studiato, non solo sui libri, ma ha studiato che nel corso del tempo la magistratura è l’antagonista della politica e, stranamente, difende i cittadini, per cui il popolo ha imparato anche a dialogare con la magistratura. Ma la cosa più importante ha imparato ad associarsi perché solo unendosi che si può comunicare con forza e senza essere necessariamente dei facinorosi.

Michele Amoruso

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