lunedì 29 novembre 2010

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Decreto legge sulla criticità dei rifiuti in Campania: peggio non si poteva!
L’abbiamo detto innumerevoli volte: i termovalorizzatori non esistono né nella normativa Europea, né in quella nazionale: che cosa dunque ha approvato il Consiglio dei Ministri ieri con il decreto legge per lo smaltimento dei rifiuti in Campania? Il Decreto legge in sé è perciò nullo perché si riferisce a qualcosa di inesistente, per cui conseguentemente non sono esplicabili neanche le Procedure di VIA o di VAS ( non siamo purtroppo noi, che cancelleremmo l’incenerimento dei rifiuti, ma la Valutazione Ambientale Strategica) , e tutto quanto altro ancora previsto dalla normativa europea Direttiva CEE 2000/76 e dal Decreto Legislativo 11 maggio 2005, n.133 – attuazione delle Direttiva 2000/76/CE in materia di incenerimento dei rifiuti.
Ma naturalmente Il Governo, prevedendo l’impatto sull’opinione pubblica, evita di usare il termine corretto e cioè inceneritore. Ascoltando il telegiornale che annunciava l’approvazione del decreto legge, avevamo avuto un sussulto di speranza nel merito del termine e delle scelte da parte del PD: Bersani, correndo a Palazzo Chigi, dichiarava con grande enfasi: siamo contrari….. poi ha aggiunto.. a che i termovalorizzatori siano gestiti dalle Province. Questa è la grande differenza rispetto al Governo!
Al di là della cancellazione delle discariche di Cava Vitiello a Terzigno, di Valle della Masseria a Serre, e di Andretta, in provincia di Avellino, frutto della grande lotta dei cittadini e dei movimenti, il Decreto approvato non poteva essere peggiore: si sceglie l’incenerimento quale esclusiva soluzione per i rifiuti in Campania: difatti, con i tre inceneritori previsti, quello di Acerra, già esistente, e quelli di Napoli Est e di Salerno, il “riciclaggio” (come sistema) dei rifiuti è impossibile ed è demagogica copertura di facciata a tale scelta il minacciato scioglimento dei Comuni che non fanno la raccolta differenziata; se la facessero, che cosa si manderebbe agli inceneritori? La raccolta differenziata in sé non significa niente se non vi sono i cicli di produzione del compost e del riuso della materia dei rifiuti ed il mercato connesso del riciclato ritrattato; c’è forse qualcosa di tutto questo nel Decreto legge? Assolutamente No!; se più comuni si “permettessero” di effettuare raccolte differenziate per quantità superiori alle attuali potenzialità di trattamento, Berlusconi e Caldoro ci sanno spiegare che cosa succederebbe? Noi lo sappiamo; il differenziato verrebbe riaggregato ed inviato come abbiamo detto agli inceneritori, cosa che probabilmente già si fa!
Il decreto legge, proprio perché fa la scelta dell’incenerimento, esclude le Comunità locali dal ruolo protagonista (obbligatorio) di “risovere” territorialmente i rifiuti come risorsa e riconsegna il tutto ad un percorso commissariale già ampiamente vissuto, con le conseguenze ben note.
Ne esce malissimo anche la Regione: la maggioranza che governa e l’opposizione incapace di contrastare e di rendersi alternativa ad essa; ancora una volta, su un terreno di fondamentale importanza quale quello dei rifiuti e di tutto quanto ad esso connesso, a partire dal lavoro e dalla acquisizione e lo sviluppo di tecnologie avanzate, essa non riesce a programmare un percorso autonomo, di prospettiva lungimirante, ma resta subalterna a scelte sbagliate del Governo Centrale, accontentandosi di qualche spicciolo da spartire tra i diversi appetiti; le diverse forze politiche sono così anche salve dal doversi confrontare sulla qualità delle scelte!
Antonio D’Acunto
Presidente Onorario VAS Campania

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