Francesco Paolo Oreste, in lotta contro la discarica:
«Gli agenti devono rispettare di più la gente»
NAPOLI - Non sono giorni facili per Francesco Paolo Oreste, consigliere comunale di Boscoreale e poliziotto. Un poliziotto barricadero, da settimane in prima linea nella difesa del territorio contro l'apertura di una seconda discarica nel parco del Vesuvio.
Da un lato fautore delle legittime proteste e dall'altro difensore del'ordine pubblico. Come vive il suo doppio ruolo?
«È chiaro che la mia è una posizione delicata perché, da cittadino, sento fortemente l'offesa arrecata al mio territorio e alle speranze di una popolazione mortificata da una discarica posta vicino ad un centro abitato, già martoriato dalla Storia, dalla camorra, dall'assenza delle istituzioni. In un tale contesto la divisa dovrebbe essere utilizzata per far rispettare la legge...».
Lei ritiene che la legge non venga rispettata?
«Dico soltanto che se la legge per prima non rispetta i più basilari principi di giustizia, se la legge è anticostituzionale e ingiusta allora si verifica un corto circuito. E da poliziotto vedo spesso i miei colleghi costretti a difendere un'ingiustizia, oltre al controsenso di dover difendere i camion che trasportano rifiuti per conto di ditte spesso in odore di camorra. Paradossale».
Conosce colleghi agenti che abitano nel Vesuviano e prestano servizio a protezione del sito?
«Le posso dire che molti colleghi che risiedono in zona cercano di non essere impiegati nella difesa della discarica, magari proprio nel comune d'appartenenza. Non sempre ci riescono»
È capitato?
«Sì. Ne conosco almeno cinque o sei che prestano servizio in zona chiamati a difendere l'ordine pubblico in stato d'emergenza. Poliziotti che tra l'altro condividono i motivi del 99% delle persone che scendono in piazza a protestare, e che proprio per questo motivo non riescono a scindersi tra poliziotto e cittadino, cosa che inficia anche sulla prestazione professionale: comprendono bene che la scelta di aprire una nuova discarica in un parco naturale lede ogni buon senso, è irrazionale. Quindi, chi indossa una divisa, ed è portato a far rispettare una legge ingiusta, vive un grosso problema di coscienza se poi tutto questo avviene nell'ambito di un'emergenza che, ormai dopo tanti anni l'abbiamo capito, viene creata ad hoc».
Si è mai trovato in piazza a difendere l'ordine pubblico da tumulti?
«Certo, ma non a Boscoreale e Terzigno. Mi è capitato a Roma e Milano. Mi sento di dire che in questi delicatissimi casi gli agenti devono sempre essere rispettosi più dei principi della legge che degli ordini e delle disposizioni del questore o chi per esso. Ma quanto si è visto in questi giorni lascia sorgere dubbi».
Che dubbi?
«Gli attacchi ai manifestanti...perchè non stiamo parlando di ultras o di facinorosi, ma della maestra, del parroco o del mio commercialista che sta seduto e con le mani alzate per dire "da qui non mi muovo". Perché sa che o prende una manganellata o muore lentamente per il fetore e le conseguenze più gravi che derivano dalla vicinanza della discarica».
Alessandro Chetta
01 ottobre 2010
01 ottobre 2010
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