L’imprenditore Galanzino, che li ha realizzati: la Regione li commissionò, aspetto ancora che venga a prenderli
Una frazione di compost
NAPOLI— Otto anni trascorsi invano. Otto anni cercando di consegnare alla Campania gli impianti di compostaggio che gli erano stati commissionati senza mai riuscirvi. Una battaglia personale condotta contro la malaburocrazia mentre sotto il Vesuvio si affogava tra i rifiuti. Questa è una storia paradossale di carte bollate, burocrazia e impegni non rispettati. È la storia dei sette impianti di compostaggio che furono commissionati nel 2002 dal Commissariato di governo all’emergenza rifiuti — all’epoca la delega per la raccolta differenziata era attribuita al sub commissario Giulio Facchi— e che non sono mai entrati in funzione. Anzi, nemmeno sono arrivati in Campania e non certo per colpa dell’impresa che li ha realizzati. Se non ci saranno altri intoppi, potrebbero cominciare a produrre compost nei primi mesi del 2011. Saranno forse collocati nella provincia di Salerno. Oltre 108 mesi dopo il bando. Se le cose fossero andate diversamente, normalmente verrebbe da dire, già da sette anni quegli impianti trasformerebbero ogni 12 mesi 25.000 tonnellate di rifiuto umido (scarti alimentari, prevalentemente) in compost e fertilizzante agricolo. Circa 200.000 tonnellate in meno di immondizia finirebbero nelle discariche campane. Invece i 7 impianti in Campania non ci sono ancora. In compenso c’è un imprenditore che quegli impianti li ha costruiti come gli era stato commissionato e ha anticipato fior di denari. Francesco Galanzino, piemontese, è uno dei soci dell’azienda che avrebbe dovuto fornire alla Campania quegli impianti. Racconta al Corriere del Mezzogiorno come e perché gli stessi, ad oggi, non siano mai arrivati nella nostra regione.
Dottor Galanzino, ci spieghi tutto.
«Entsorga, la mia società, si aggiudicò nel 2002 l’appalto per la fornitura di sette impianti alla Campania. Una gara da un milione emezzo di euro. Il bando era stato varato dal commissariato di governo per l’emergenza rifiuti in Campania. Noi ci impegnavano a fornire sette moduli per il compostaggio, che garantissero il trattamento di almeno 24.5000 tonnellate di umido ogni 12 mesi».
I «bidoncini» per il compostaggio |
Invece?
«Se ricordo bene, era previsto che gli impianti fossero messi in provincia di Salerno, a Giffoni. Lì ci furono i primi problemi, perché a livello locale ci furono proteste, mobilitazioni, remore. Non riuscivamo a capire chi dovesse decidere, a chi rivolgerci, chi fosse in grado di indicarci dove mettere i moduli . A un certo punto ci fecero capire dal commissariato che sarebbe stato meglio aspettare».
Gli impianti, perciò, non si sono mai mossi dal Piemonte. È così?
«Sì. Ma non basta. Il Commissariato ha pagato solo il 70% di quanto pattuito. Abbiamo perciò intentato una causa civile, per ottenere il saldo, considerando anche che l’impresa ha pagato tasse ed Iva sull’intera fornitura. Il ministero ha resistito in sede giudiziaria e solo recentemente la vicenda si è conclusa. Abbiamo vinto noi. Dovranno pagarci tutto l’importo previsto».
E gli impianti arriveranno?
«Forse la situazione si è sbloccata. Siamo in contatto costante con la Provincia di Salerno, che dovrà anche indicarci il sito dove collocare gli impianti».
Tempi previsti?
«Spero che possano essere montati e collocati entro i primi mesi del 2011».
Come funziona un impianto di compostaggio e a che serve?
«Serve a trasformare la parte umida dei rifiuti, raccolta a parte e differenziata, in fertilizzante. È una procedura che consente di abbattere la percentuale di spazzatura che finisce in discarica e nei termovalorizzatori. In più, trasforma il rifiuto in ricchezza. In Sardegna, nella provincia dell’Ogliastra, il compost che produciamo ha talmente tanti acquirenti che ci sono liste di attese di due anni».
Aziende agricole che vogliono utilizzarlo per fertilizzare i campi.
«Anche in Piemonte non riusciamo a soddisfare tutta la domanda».
Come funzionano gli impianti che producono compost?
«L’umido accumulato in capannoni è insufflato d’aria e matura in 90 giorni. Diventa fertilizzante. Il processo avviene in impianti sigillati, quindi non si produce cattivo odore. L’impatto ambientale è legato soprattutto alla necessità di creare vie di collegamento che portino i camion con l’umido agli impianti. Ecco perché la localizzazione è importante. Fondamentale, ovviamente, è anche che i cittadini effettuino una raccolta differenziata rigorosa. Nei bidoncini dell’umido non deve finire materiale diverso. Basta una pila per inquinare tonnellate e tonnellate di materiale».
In Campania si producono 7000 tonnellate al giorno di spazzatura. Quanti impianti di compostaggio occorrerebbero?
«Servirebbero strutture capaci di trattare complessivamente tra le 300.000 e le 400.000 tonnellate all’anno».
Lo sa che, Salerno a parte, non ci sono impianti di compostaggio nella nostra regione? «Lo so bene, perché mi avevano chiesto di trattare un certo quantitativo di umido proveniente dalla Campania nell’impianto piemontese».
Corriere del Mezzogiorno
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