mercoledì 3 novembre 2010

Riceviamo da Marina Casciello. Non c’è pace nel territorio di Terzigno.

<<<<L’accordo firmato dai sindaci dei comuni vesuviani con il presidente del consiglio, il capo della Protezione civile, il presidente della regione Campania e quello della provincia di Napoli ha placato i toni della protesta e promesso modifiche alla legge che prevedeva l’apertura della grande discarica in Cava Vitiello sul Vesuvio.
La pace è stata fatta dai sindaci, ma non dai cittadini che restano preoccupati per le condizioni in cui versa lo sversatoio già attivo di cava Sari. Noi vogliamo la chiusura e la bonifica della discarica Sari, perchè pensiamo che, avendo riconosciuto apertamente sia Bertolaso che Fortini (responsabile della società pubblica che ha gestito la cava, Asìa) che la discarica Sari non è a norma e che vi è stato sversato di tutto, per legge, questa dovrebbe essere chiusa. Nel corso di trasmissioni televisive, l’ad di Asìa, Fortini, con documenti alla mano, ha dimostrato di essere stato autorizzato da Bertolaso e dalla regione Campania a sversare rifiuti tossici provenienti dal sito Lo Uttaro di Caserta chiuso perchè non "a norma", nella discarica Sari. Dopo una simile ammissione, anzicché provvedere alla chiusura e alla bonifica, si è deciso di continuare a sversare, incuranti della salute e della tutela ambientale.
E pensare che ci sono i documenti che provano l’inquinamento della falda acquifera. Non dimentichiamo che la discarica Sari è stata aperta nel parco nazionale del Vesuvio, in deroga alla legge istitutiva del parco. Non dimentichiamo che contrariamente a quanto previsto dalla normativa sulle discariche, la cava Sari è stata aperta vicino ai centri abitati e in un area vulcanica, cioè inadatta pechè il terreno è permeabile e consente il passaggio nel sottosuolo del percolato. Si tratta di una discarica a cielo aperto non dotata di alcun tipo di impianto per la corretta gestione: inesistente l’impianto di captazione del biogas e mai utilizzato o non funzionante quello di drenaggio del percolato (che andrebbe estratto e smaltito in impianti speciali).
E nonostanbte tutto ciò, in base all’ultimo accordo si continuerà a sversare, non si sa quale tipo di rifiuti (chi controlla?) e non si sa per quanto tempo. Si dice nel testo dell’intesa "fino a esaurimento": in altre parole ciò potrebbe consentire di riempire la discarica a "panettone" o anche a prevederne un allargamento. Non è tutto. Sempre in base all’intesa dei giorni scorsi, dovrebbero sversare i 18 comuni della zona rossa (non pochi poichè si tratta di una fascia superaffollata), ma ci domandiamo: «chi controlla?».
Non ci sembra di poter confidare in nessun tipo di tutela, nè garanzia per la salute e l’ambiente già compromesso con lo scempio realizzato finora nel Parco nazionale del Vesuvio: ambiente naturale che dovrebbe essere protetto, candidato a diventare l’ottava Meraviglia del mondo. Senza pensare alle conseguenze economiche dello scempio realizzato per il turismo che ha subito un notevole contraccolpo ( ristoratori ed alberghi hanno ricevuto disdette), per l’agricoltura (i produttori di vino locale, uva, pomodorini e albicocche, che hanno visto crollare le ordinazioni).
I comitati civici hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica denunciando l’inquinamento della falda acquifera. La Procura di Nola ha avviato un’inchiesta e ha richiesto anche l’intervento dei tecnici espressi dai comitati civici locali. Aspettiamo che si pronunci.
Esponente del movimento mamme vulcaniche.

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