È utile conoscere, per larghe linee, cosa ci restituisce un inceneritore dei rifiuti. Dalla nostra vista scompare il pattume, ma la massa di cenere che si produce è molto tossica e pericolosa per la salute. Di Amato Lamberti
Dopo l'intervento di Tommaso Sodano, mio carissimo amico, con il quale abbiamo condiviso anche la lunga battaglia contro gli inceneritori, mi sembra opportuno intervenire su questa questione, specialmente dopo la disponibilità manifestata da molti sindaci, quello di Napoli, di Salerno, di Somma Vesuviana, ad ospitare sul proprio territorio un inceneritore, pomposamente chiamato termovalorizzatore.
La mia posizione è chiara e netta, come già ho avuto modo di scrivere sul quotidiano "Terra news": "l'incenerimento dei rifiuti, come dice il prof. Montanari, eminente nanodiagnostico, altro non è che un gioco di prestigio per farli scomparire dalla vista, mentre, in realtà, la massa dei rifiuti ne esce aumentata e dotata di maggiore tossicità".
Dovremmo tutti conoscere la legge di Lavoisier, il cosiddetto principio di conservazione della massa, visto che si studia in tutti gli Istituti superiori: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Quando si brucia qualcosa, legno, carta, plastica, rifiuti che sia, questo qualcosa non scompare se non alla vista, dato che la sua massa resta invariata.
Si trasforma in ceneri per una parte e in polveri grossolane, fini, finissime, ultrafini che si disperdono nell'atmosfera per ricadere sul terreno ad una distanza che è proporzionale alla loro grossezza: quelle grossolane molto vicine al luogo in cui si producono; quelle più fini possono arrivare a chilometri, a decine di chilometri, a migliaia di chilometri e dovunque, tutte, si fissano sul terreno, nei vegetali, negli alvei polmonari, nello stomaco, nel sangue di uomini e animali.
Ma la massa non resta invariata perché, quando sottoponiamo a combustione i rifiuti in un inceneritore, qualunque sia la tecnica utilizzata, bisogna aggiungere ossigeno atmosferico e sostanze come calce, ammoniaca, acqua, ecc., e questa massa aumentata sarà ciò che esce dal processo. Bruciandoli, quindi,la massa dei rifiuti aumenta, non diminuisce.
Ad aggravare la situazione, c'è il fatto che la maggior parte del materiale bruciato si trasforma in sostanze molto più tossiche di quelle iniziali, la produzione di polveri è enorme e le tecnologie di filtrazione dei fumi, come dicono tutti gli scienziati, sono di fatto inefficaci. Per quanto riguarda le polveri, una frazione si forma immediatamente a livello della sorgente, e questa frazione viene chiamata "particolato primario filtrabile". Un'altra frazione viene espulsa in fase gassosa, ma condensa in pochi secondi: questa si chiama "particolato primario condensabile". Infine, ogni combustione provoca la formazione di diversi gas, come ossidi di azoto, biossido di zolfo, ammoniaca e molti composti organici gassosi diversi a seconda di quello che si brucia: questa frazione è detta "particolato secondario".
I filtri di cui sono dotati gli inceneritori, anche i più tecnologicamente avanzati, agiscono solo, e neppure totalmente, sul particolato primario filtrabile, che costituisce la parte minoritaria di tutte le polveri prodotte. Comunque anche le polveri filtrate, in un modo o nell'altro, finiranno in atmosfera.
Resta ancora il problema delle ceneri cariche di metalli pesanti che si formano nella combustione e che costituiscono una frazione importante del rifiuto. Dovrebbero essere portate in apposite discariche per essere vetrificate, in modo da evitare la dispersione in atmosfera e il conseguente inquinamento. Per legge queste ceneri sono definite inerti e quindi generalmente finiscono mescolate al cemento rendendolo, di fatto, non proprio innocuo per chi debba maneggiarlo e per chi se lo ritrova nelle pareti domestiche.
Ogni inceneritore è, quindi, come scrivono gli scienziati del Laboratorio di Biomateriali dell'Università di Modena, una gigantesca fonte di inquinamento dell'ambiente e dell'atmosfera e una mostruosa fonte di patologie per gli esseri umani. Le malattie da particelle comprendono una gamma vastissima: quelle cardiovascolari sono probabilmente le prevalenti; poi ci sono le malattie infiammatorie, quelle allergiche, quelle tumorali, quelle dell'apparato respiratorio, quelle su base endocrina, come, ad esempio, il diabete, le malformazioni fetali e quelle, sempre più indiziate, su base neurologica, come il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer. Esistono, inoltre, disturbi del sonno, della memoria, dell'apprendimento e del carattere, oltre ad una patologia sempre più diffusa come la stanchezza cronica.
Una domanda viene spontanea: il corpo umano può liberarsi di queste presenze estranee, una volta assorbite? La risposta, per ora, è negativa.
Per questo non solo non va costruito nessun nuovo inceneritore ma anche quelli già in funzione andrebbero spenti il prima possibile, con buona pace dei Sindaci che tentano di salire sul grande affare degli inceneritori nel nostro Paese. Se l'Italia di oggi vorrà lasciare alle generazioni che verranno un Paese meno invivibile, tutti gli impianti che prevedono la combustione di petrolio,nafta, rifiuti, biomasse, vanno spenti nel più breve tempo possibile. L'energia elettrica produciamola con il sole, il vento, le maree, l'acqua, che sono le uniche fonti pulite e sempre rinnovabili.
E per i rifiuti? Trituratori domestici, impianti di compostaggio, biodigestori anaerobici per le frazioni organiche e indifferenziate. Tutto il resto, le frazioni secche, vanno semplicemente riutilizzate, per trasformare i rifiuti in risorsa. Ne guadagnerà l'ambiente, ne guadagnerà la salute dei cittadini, ne guadagnerà l'economia del Paese.
Autore: prof. Amato Lamberti
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